VIVERE DI MUSICA, MORIRE DI MUSICA – Il Ballo Popolare “Clandestino” durante il Nazismo

Due testimonianze preziose, soprattutto di questi tempi, per ricordare e dare il giusto peso alle cose che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi. Morireste voi per ballare? O per suonare la fisarmonica? Era in gioco molto più che il divertimento futile, era in ballo la guerra della Civiltà contro la barbarie. Ricordiamo, finché siamo ancora in tempo, e non solleviamo il labbro in un sorrisetto come per dire” Ma per favore, mica può più succedere?” Ricordiamo quando, durante le innocue feste da ballo di oggi, cosa voleva poter dire: stasera son tornato a casa vivo. Domani vedremo.

 

Nella Francia sotto l’occupazione nazista, vennero proibiti i balli e qualunque tipo di assemblea pubblica, in quanto avrebbero potuto essere “riunioni sovversive atte a contrastare il potere dominante”. Queste testimonianze sono tradotte “a braccio” da me (Rinaldo Doro) e tratte dal volume “Regards – 1936-2016” a cura di Eric Montbel e André Ricros, Editions de la Flandonnière.

 

“Il 5 Febbraio 1944 organizzammo un’ultima cena collettiva e un ballo presso Brain. Un palchetto venne montato. Eravamo circa cinquecento tra ragazzi e ragazze. L’atmosfera era quella di una festa, senza dubbio per mascherare l’inquietudine e la deportazione inevitabile verso lo STO (ndt: “Service du Travail Obligatoire”, una spiacevole convenzione del governo di Vichy, la quale prevedeva la deportazione obbligata nei campi di lavoro: ogni tre operai francesi veniva rilasciato un prigioniero di guerra).
Le danze si susseguivano senza sosta e, ad un certo punto, tutti quanti intonarono “La Marsigliese”, senza alcun ritegno o paura… in fondo, non eravamo forse in Francia? Mancavano pochi minuti alla mezzanotte, l’ora fatidica; il 6 Febbraio e la deportazione sarebbero iniziati da lì a poco! Malgrado il freddo glaciale di fuori, all’interno del tendone faceva tremendamente caldo e uscimmo con alcuni compagni a prendere una boccata d’aria. Sulla porta c’era un uomo molto grande, dall’aspetto inquietante, che non aveva nulla di francese. Stava là, guardando impassibile il gioioso spettacolo che si offriva ai suoi occhi. Non ebbi timore di temere il peggio, qualcuno ci aveva traditi!
Ma noi restammo lo stesso fuori, a fianco di quest’individuo che non ci ispirava alcuna fiducia. All’ interno, qualcuno spense le luci al passaggio di un aereo, poi l’orchestrina riprese come nulla fosse. Poco tempo dopo, raffiche di mitraglietta, luci spente: eravamo accerchiati! Istintivamente, rientrammo sotto il tendone. Subito, iniziò il rastrellamento: accompagnato dalle urla delle SS, colpi di calcio di fucile, pugni, calci, sberle, talmente tante al punto che è difficile dire chi non ne è passato indenne…
Ci allinearono, ci contarono, eravamo con le mani sulla testa; alla minima parola facevamo conoscenza con il calcio di un fucile o un pugno di questa “élite hitleriana”. Noi prigionieri fummo condotti alla caserma della Gendarmeria, fummo nuovamente contati e rimessi in riga. Ci separarono: i ragazzi in una sala, le ragazze in un’altra. Un capitano corpulento ci venne a fare un discorso di una bella mezz’oretta, del quale non ricordo che l’ultima frase: voi siete tutti comunisti, sarete tutti fucilati.
Dopo la notte e la mattinata passata in duecento nella stessa stanza, ci scortarono fino alla stazione. Qualche anziano e i ragazzi con meno di diciassette anni furono rilasciati, invece le ragazze, sotto riscatto di due o tre franchi dell’epoca a testa, furono riconsegnate alle famiglie. Noi fummo inquadrati e fatti salire su dei carri bestiame. Qualcuno, che non aveva vestiti sufficienti, fu fatto salire lo stesso. Ci scaricarono a Nevers, presso una scuola che faceva da centro di raccolta e anche di tortura. Ci mandarono tutti in Germania.”
Testimonianza di Pierre VOLUT “Le Bal de la classe 1944 et ses conséquences” in “Un siècle a Deciza”

UN FISARMONICISTA ASSASSINATO
“Robert Belaubre era originario di Sousceyrac-dans-le-Lot, dove nacque nel 1908.
Fisarmonicista appassionato, fu sostenuto dalle sue tre sorelle, le quali, in tempo di guerra, non accettavano l’idea che non si potesse ballare. Suonava per mantenere la gioia, perché il morale dei suoi concittadini non finisse sotto la suola delle scarpe.
Quando i balli furono proibiti in conseguenza dell’occupazione nazista, Robert Belaubre, senza pubblicità e senza pianificazione, suonò lo stesso regolarmente ai balli clandestini organizzati nei granai o presso abitazioni private. L’informazione degli eventi era anch’essa clandestina, in un passaparola da un orecchio all’altro e sottovoce.
In effetti, i nazisti e i francesi che li sostenevano potevano nuocere gravemente alla vita sociale di una popolazione, togliendo loro quei piccoli divertimenti innocui. Si trattava solo di balli popolari e di suonare la fisarmonica… ma erano considerate riunioni sovversive.
Il 12 Maggio 1944, la “Das Reich” passò a Sousceyrac e arrestò Robert Belaubre senza ragione apparente. Condotto alla caserma “Doumère” di Montauban, venne fucilato con altri tre ostaggi il 16 Maggio 1944.
Prima che potesse animare i balli della Liberazione, il corpo di Robert Belaubre fu ritrovato a fianco dei suoi tre compagni di sventura in un campo militare a Montbèton.”
Manuel RISPAL.”La Libération désirée” 2016